Commemorazione degli aviatori sestesi

Condivido il mio intervento alla Mozione per l’intitolazione della via al Com. Venanzi durante il Consiglio Comunale del 26 novembre 2020 trascrivendo gli appunti che ho usato. Il testo seguente non è quindi una riproduzione fedele del mio intervento, ma una bella copia della traccia usata in Consiglio.

Il senso di tale intervento voleva essere il seguente: l’intitolazione di una via, se non è supportata da un serio e duraturo lavoro per preservare la memoria, ha più lo scopo di fare piacere ai vivi che di commemorare chi non c’è più. Sono quindi felice ed orgoglioso di aver contribuito con il nostro emendamento, caldeggiato dal Consigliere Caielli e poi approvato all’unanimità, a gettare il seme di qualcosa di più duraturo. Un seme che cercheremo in tutti i modi di far germogliare.

L’intitolazione della via al Com. Venanzi tocca un argomento che mi coinvolge personalmente. Condivido con piacere con il Consiglio e la cittadinanza alcuni miei pensieri a riguardo.

 Sono convolto personalmente non perché abbia conosciuto direttamente il Com. Venanzi o la sua famiglia, ma perché ho il privilegio di avere avuto tra i miei cari un altro pilota collaudatore deceduto in volo e dalla storia molto simile. Si tratta del Com. Floro Finistauri, il padre di mia moglie e che io non ho purtroppo potuto conoscere in quanto deceduto quando sia io che mia moglie eravamo poco più che bambini. Era il 1993, allora l’industria aeronautica era ad ala fissa e il prodotto di punta della SIAI Marchetti era l’SF260. Il Com. Finistauri, capo collaudatore della SIAI Marchetti guidò una pattuglia di SF260 nella trasvolata dell’Atlantico, allo scopo di promuovere e vendere oltre oceano il gioiello della produzione SIAI. Fu una rievocazione della trasvolata atlantica di Italo Balbo avvenuta 50 anni prima, nel 1933, effettuata anch’essa a bordo di velivoli sestesi, gli idrovolanti Savoia-Marchetti S.55. Il Com Finistauri è purtroppo deceduto nel corso di una esibizione acrobatica facente parte del programma di promozione dei velivoli SIAI a Oshkosh (Wisconsin, USA) il 9 agosto 1983. L’incidente non è quindi avvenuto durante un volo di collaudo, come nel caso del Com. Venanzi, ma durante un volo dimostrativo. In questo caso il prodotto già esisteva, ma si trattava di fargli pubblicità per venderlo.

Questo mi porta ad alcune riflessioni.

Mi sono reso conto che altri sestesi si trovano purtroppo in una situazione simile: in molti ricordano gli aviatori sestesi a loro cari deceduti in volo, siano essi stati parenti, amici o semplici conoscenti. Ci sono nostri cittadini che si potrebbero chiedere perché qualcuno sì ed altri no? È un aspetto della storia della nostra comunità che va valorizzato e tutelato, e l’amministrazione comunale può rivestire un ruolo fondamentale in tal senso.

Se lo scopo dell’intitolazione di una via è quello di preservare la memoria, dobbiamo considerare che col passare degli anni purtroppo la memoria sbiadisce e non sempre rende giustizia all’uomo di cui una via porta il nome. Per esperienza personale, al Com. Finistauri è stato intitolato un centro sportivo nel suo paese natale Acquasparta in Umbria, ma sono convinto che a distanza di 27 anni ben pochi cittadini di Acquasparta sappiano chi fosse Floro Finistauri. Se si vuole veramente preservare la memoria dobbiamo fare uno sforzo in più rispetto alla mera intitolazione di una via. Dobbiamo impegnarci in un percorso più completo e articolato, che continui nel tempo.

Il pilota è la punta di diamante di una squadra. Per sua natura è l’uomo che corona il lavoro e la dedizione di tutte quelle persone che hanno contribuito alla realizzazione dell’aeromobile. È la persona che è ha più onori, ma anche più oneri in quanto corre più rischi. È nella natura delle cose che si pianga più spesso un pilota di un meccanico, ma nel corso della storia aeronautica sestese sono caduti anche altri aviatori, tecnici e motoristi, la cui memoria va preservata in ugual modo. (nota dell’autore: nel mio intervento mi sono riferito agli “aviatori” caduti, sottolineando come in alcuni casi a perire furono anche altri membri dell’equipaggio oltre al pilota. Questo dettaglio non è stato pienamente colto e travisato nella proposta di commemorare tutti i caduti dell’industria aeronautica).

Dal 1915, anno in cui sorse a Sant’Anna la SIAI con la sua scuola di volo e l’idroscalo militare, la chiesetta di S. Anna è deputata a ricordare i Caduti dell’aviazione sestese. Vi sono due lapidi, una posata dalla SIAI che ricorda ventuno Caduti, dal 1914 (Filippo Cevasco) al 1938 (Luigi Merizzi). L’altra posata dal Gruppo Lavoratori Seniores della SIAI che commemora tredici vittime, dal 1931 (Arialdo Bassetti) al 1985 (Carmelo Francaviglia). Auspico che anche il nome del Com. Venanzi così come quello di Herbert Moran, che perì assieme a lui nello stesso incidente, vengano ricordati in quel luogo.

In conclusione, mi auguro che questa Mozione sia l’inizio (o un nuovo inizio) di un percorso più ampio di riscoperta e valorizzazione della memoria di quelle persone che hanno dato la vita per il progresso dell’industria aeronautica sestese e quindi, in ultima analisi, per il benessere della nostra comunità.

Auspico quindi che l’Amministrazione comunale prenda un impegno concreto a proseguire su questo percorso.

Concludo mandando un caro saluto alla famiglia del Com. Venanzi, e scusandomi con loro per aver rubato spazio al ricordo del loro caro per estenderlo a quello di altri suoi colleghi.

Simone Danzo