Doposcuola: ogni speranza è perduta?

Ci hanno sperato fino in fondo, i genitori dei bambini delle scuole materne sestesi e forse qualcuno, ignaro, ancora ci spera… ma ogni speranza è oramai sepolta.
L’anno scolastico era partito con l’incertezza degli insegnanti del contingente covid promessi dal Ministero (poi non arrivati) accompagnati da una lettera dell’Amministrazione Comunale che parlava di organizzare un doposcuola dalle 16 alle 18, pertanto di ben 2 ore, seppur a pagamento.

Tutto si era fermato in attesa delle news sugli insegnanti, dopo di che: il nulla.
Certo, anche le materne hanno subito alcuni decreti governativi che ne hanno interrotto le attività didattiche in presenza, però il doposcuola oramai era promesso e le famiglie ci speravano.

Ma dopo l’ennesimo sollecito da parte di genitori e rappresentanti di classe, la risposta dell’Assessore D’Onofrio è giunta:

Allo stato dei fatti, ed a circa poco più di un mese dalla fine del servizio, pare poco perseguibile la riattivazione del servizio post scuola, tenuto conto di tutta la relativa organizzazione necessaria da parte dei funzionari.

Ci auguriamo che lo stato di persistente emergenza sanitaria sia in via di definizione, affinché si possa ripartire con la riattivazione completa di tutti i servizi all’inizio del nuovo anno scolastico 2021/2022, nell’interesse prevalente delle famiglie.”

Ora che fosse “leggermente tardi” per il doposcuola, credo se ne fossero accorti un po’ tutti, visto che da mesi le famiglie fanno i salti mortali per organizzarsi, però: “meglio tardi che mai”, vista la situazione.
Un mese e mezzo di servizio di doposcuola non ridarebbe il lavoro a chi lo ha perso, ma magari potrebbe aiutare chi sta chiedendo ferie o permessi, o chi ha dovuto ridurre temporaneamente le ore, a non rischiare di perderlo o a non aggravare la situazione.

Sì perchè questa mancanza di servizio ha portato con sè una grave conseguenza economica per le famiglie, accompagnata dall’evidenza della disparità di genere all’interno della società e del mondo del lavoro.
Come spesso accade, infatti, chi ha dovuto rinunciare al lavoro sono state le donne. Secondo l’istat dei 444.000 occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne e la nostra cittadina non sembra evidenziare eccezioni a questo trend che in una società moderna non dovrebbe sussistere.

Quando questo non è accaduto, sono stati coinvolti i nonni – che dovevano essere i maggiormente protetti – oppure si è dovuto ricorrere a costi e rischi aggiuntivi con l’assunzione di baby sitter.
Abbiamo raccolto alcune testimonianze, che potrete leggere in calce a questo articolo, che parlano di perdita di posti di lavoro, di riduzioni a part-time, di gravi difficoltà con i superiori per continue richieste e ferie, di maggiori costi familiari per corse contro il tempo, ecc….

Il servizio di doposcuola quindi, era un servizio strettamente necessario e lo è ancora.

Chiediamo all’Amministrazione Comunale di fare qualcosa, anche se questo richiede una “organizzazione da parte dei funzionari”, anche se richiede uno sforzo aggiuntivo.
Perchè il danno della sua assenza è maggiore dei costi per organizzarlo, su questo non abbiamo alcun dubbio.

E per l’anno prossimo, parimenti, di sicuro non possiamo affidarci “all’augurarci della via di definizione dell’emergenza sanitaria”: l’Amministrazione DEVE organizzarsi per fornire il servizio, anche se l’emergenza non fosse terminata in settembre.
Non si potrà certo passare un altro anno in queste condizioni.

Noi di Sesto 2030 chiediamo quindi con grande convinzione uno sforzo maggiore da parte dell’Amministrazione: cheidiamo che il doposcuola venga organizzato subito, a partire da maggio, per garantire almeno un mese e mezzo di “respiro” alle famiglie – se non sarà possibile ampliare il servizio con la cooperativa che attualmente si occupa di queste attività, che si trovi altro personale e si faccia un affidamento diretto.

Le famiglie non possono essere abbandonate ancora, soprattutto in vista dell’estate alla quale stanno già guardando con preoccupazione.
Allo scorso consiglio comunale abbiamo chiesto notizie delle attività estive ma le risposte sono state deludenti: ancora non si sa quasi nulla. (Qui la nostra Interpellanza del 02/04/2021)

Cominciamo allora a dare certezze per questi ultimi mesi di scuola, mentre sollecitiamo notizie sulla scuola materna estiva e le altre attività che saranno presenti sul territorio da giugno in poi.

Il doposcuola nelle materne sestesi non è mai stata faccenda comunale, perchè l’organizzazione scolastica lo garantiva fino alle 17. Non organizzarlo non è quindi una “mancanza tecnica” da parte dell’Amministrazione, ce ne rendiamo conto.
Ma le famiglie sono seriamente in difficoltà e da sole non ce la fanno – continuare con questa situazione può davvero avere conseguenze sociali gravi, per i singoli nuclei familiari, per le singole mamme, ma anche per il tessuto sociale di Sesto Calende.

A nostro avviso le istituzioni territoriali DEVONO intervenire, anche solo per una questione di costi-benefici: per non dover pagare sussidi di disoccupazione, borse alimentari e trasferimenti di altro tipo verso famiglie sempre più in difficoltà.
Ma naturalmente il dovere è anche MORALE: forse l’Amministrazione, che non può conoscere tutte le situazioni, non ha chiaro che tipo di conseguenze la mancanza del doposcuola ha per le famiglie ed ecco perchè riportiamo qui di seguito alcune “voci” di testimonianze.

Volere è potere e ci uniamo all’accorata richiesta di intervento delle famiglie coinvolte.

L’Agenda 2030 per le Nazioni Unite (sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU) all’obiettivo 5.c (relativo alla parità di genere) recita: “Adottare e intensificare una politica sana ed una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli”.

All’obiettivo 8 relativo alla crescita economica e al lavoro dignitoso per tutti, invece, sancisce: 8.5 Garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità, e un’equa remunerazione per lavori di equo valore e poi 8.8 Proteggere il diritto al lavoro e promuovere un ambiente lavorativo sano e sicuro per tutti i lavoratori, inclusi gli immigrati, in particolare le donne, e i precari

TESTIMONIANZE DELLE FAMIGLIE

Ecco alcune testimonianze delle famiglie dei bambini che frequentano le scuole materna; sono solo alcuni esempi, sappiamo che tante altre storie sono simili a queste.
Le riportiamo qui sotto, perchè ognuno possa comprendere da sè le conseguenze di questa situazione:

(naturalmente abbiamo omesso qualsiasi riferimento a nominativi)

“Io lavoravo 4 ore al giorno, o la mattina o il pomeriggio, a seconda del bisogno. Con l’uscita della materna alle 15 al pomeriggio ho dovuto abbandonare perché non ero in grado di soddisfare le esigenze di lavoro.”

“ Io lavoravo la mattina in ufficio (o smart working, quando è stato necessario) come dipendente e il pomeriggio con p.iva da casa. Da quando non c’è più il doposcuola, dovendo andare a prendere i miei figli entro le 15, ho dovuto lasciare ogni impegno lavorativo del pomeriggio, con chiaramente una conseguenza diretta economica ed anche una legata ai contatti che avevo e che ora ho perso”

Spendo al mese 200 Euro di babysitter a causa della riduzione oraria della scuola e dell’assenza del comune nell’ offrire servizi in aiuto alle famiglie”

“Ci sono ovvie difficoltà con un orario ridotto com’è ora e ci si è arrangiati come si può, un po’ con i nonni un po’ tenendo i figli mentre si lavora, oltre il fatto, a mio parere molto importante, che si toglie del tempo alla socialità dei bambini. Questo era accettabile in un contesto iniziale ma sembra non essere più stato considerato e andando ormai verso la fine dell anno scolastico mi sento quasi rassegnata a pensare se sarà “sistemato” in previsione di settembre per quando inizierà il secondo figlio, anche perché personalmente non ho sentito di altri comuni che hanno ridotto l’orario dell’asilo.”

“Per quanto riguarda la mia situazione, a causa dell’orario di quest’anno io sono stata costretta più volte a prendere ferie per poter andare a prendere mio figlio all’asilo in tempo. In generale questo orario ridotto mi ha provocato disagio sul lavoro.”

“… noi, che pensavamo di essere autosufficienti, adesso necessitiamo dell’aiuto dei nonni, anche se in questo periodo avrei proprio voluto non coinvolgerli per non esporli al rischio COVID. Per ridurre il più possibile le ore in cui i bimbi sono con i nonni, io che di solito vado al lavoro in treno, sono sempre andata in macchina quest’anno, in modo da essere a casa il prima possibile, anche se questo comporta ovviamente una spesa maggiore.”

“Io sono part time, ma seppure attualmente usufruisca quasi del tutto dello smart working almeno per diversi altri mesi, devo garantire l’orario di lavoro fino alle 16.30. Il fatto di prendere mia figlia alle 15 mi ha costretta in molti casi a una interruzione di almeno 20-25 minuti nell’orario (se sono in una riunione è antipatico anche se ho goduto della massima comprensione e fiducia, va detto). Una volta a casa, logicamente devo badare alle sue esigenze: merenda, popò, gioco, noia, varie ed eventuali, il tutto mentre sono ancora in orario lavorativo. Quando non sono in smart working va calcolato lo spostamento in treno e auto che ruba un’ora, infatti usufruivo del prolungato fino alle 17”

“… mio figlio ha sempre frequentato l’asilo a tempo pieno fino alle ore 17 perché sia io che mio marito lavoriamo fino a quell’ora. Io poi lavoro fuori paese a Gallarate. Purtroppo con la riduzione dell’orario ho dovuto ricorrere ai nonni che abitano a 30 km da Sesto. Spesso, proprio per evitare loro la strada, e soprattutto in zona rossa/arancio, ho dovuto tenere mio figlio a casa e portarlo da loro prima dell’orario ufficio… Questo con dispiacere, visto che mio figlio, come tutti i bambini, ha bisogno di fare quelle attività che solo la scuola riesce ad offrire.. diversamente, ho dovuto richiedere alla mia azienda orari flessibili e Smart working che, però, non sempre collimano con l’attività che sono chiamata a svolgere… “

“Per quello che mi riguarda ho chiesto riduzione dell orario di lavoro (calcola che già facevo part time di 6 ore), ho ridotto a 5 ore e purtroppo nonostante le 5 ore se l’orario dovesse essere confermato fino alle 15 sarei in grave difficoltà perché non mi basterebbero cmq, uscendo dal lavoro alle 14.45 a Rho…. Considerando che lo.smart working dove lavoro io sarà ovviamente ridimensionato…quindi non saprei come fare….”

“Dai miei modesti sondaggi con amiche di altri comuni non esiste nessun’altra scuola materna che ha come orario ultimo (scolastico o di post che sia) le 15!….neanche in questo anno di Covid! Scandaloso! Bel sostegno alle donne che lavorano!”

“Io posso solo dire che a me farebbe comodo almeno (dico almeno) il tempo scuola fino alle 16 (come nostro diritto). A me questo orario crea non pochi problemi”

“…Con la pandemia ho perso il sostegno dei nonni, non per loro volontà, ma perché due di loro hanno giustamente timore del rischio di contagio e gli altri due, pur meno timorosi avendo già avuto il Covid, abitano oltre regione. Fortunatamente ho potuto iniziare a lavorare da casa tutti i giorni ma ahimè ora la scuola dell’infanzia chiude alle 15. Di fatto la mia attività lavorativa alle 14.45 si DEVE fermare. […]

Di fatto invece esco alle 14.45, torno, se serve (perché ripeto, non è solo una questione economica, ma certi impegni lavorativi li devo rispettare) metto le bimbe davanti alla tv e con varie interruzioni tiro avanti fino alle 16.45 quando insieme usciamo e recuperiamo le grandi. Talvolta prolungo poi, magari anche nel dopocena o nel weekend a discapito di tutta la famiglia!

Non c’è riunione, telefonata, capo, cliente …. impegno che tenga! Una corsa contro il tempo andare a Milano in quelle poche occasioni eccezionali (sopralluoghi, cantieri…), per essere di rientro a quell’ora. Tutto questo, sempre dopo aver pregato i miei interlocutori di organizzare l’appuntamento (in presenza o online) in orario mattutino e essendomi dovuta giustificare ogni volta della mia situazione familiare.

Perché non ho pensato di sostituire le due ore di post scuola con una baby sitter? Non per una questione economica, o almeno non principalmente per questo. Trovare una persona fidata, disponibile a fare due sole ore al giorno in mezzo al pomeriggio e per di più da far entrare in casa in periodo di pandemia, non è cosa scontata. […]

Perché mio marito non mi aiuta in tutto questo? Perché è un dipendente full time (per fortuna) e guadagna più di me. Quindi meglio che lui continui a lavorare come fa.

Alessandra Malini