Essere (imprenditori) o non essere? Questo è il problema se si fa politica

Dobbiamo ammettere che questa volta il nostro Marco Colombo ci ha stupiti. L’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano non è il solito pezzo in cui Colombo si autoincensa per la costruzione della nuova Torre al posto del fatiscente edificio dell’ex-Q8. Al contrario, si tratta di un’intervista in cui appare in maniera evidente, anche se lui ancora lo nega, il conflitto di interesse tra la sua carica di capo gruppo della maggioranza e consigliere delegato alle opere di mandato e il suo ruolo all’interno della società di famiglia, la Colombo SpA.

Parliamoci chiaro: quel luogo di Sesto è brutto e da sistemare al più presto. Siamo contenti che un imprenditore abbia avuto la possibilità di acquistare quell’edificio abbandonato da tempo per recuperarlo e riqualificare l’area. Ma lo deve fare secondo le regole dettate dal Piano di Governo del Territorio (PGT). Chiedere una variazione per poter massimizzare il profitto di una speculazione edilizia senza offrire un’adeguata compensazione alla cittadinanza non ci troverebbe d’accordo indipendentemente da chi fosse il richiedente.

Una costruzione così impattante sul paesaggio sestese non ci trova d’accordo. Il tessuto storico urbano della nostra cittadina era composto da case basse su cui svettava la Torre Mazza, oggi nascosta alla vista dai palazzi costruiti durante il boom economico e che hanno operato un primo grande e irrimediabile stravolgimento della skyline. Ora si propone di continuare questa corsa a costruire verso l’alto, dimenticando che non siamo una metropoli ma un piccolo paese di provincia, incastonato in un paesaggio unico e da valorizzare. Dove la presenza dell’uomo dovrebbe farsi sempre più discreta e non imporsi prepotentemente con nuove costruzioni fuori dal contesto storico e paesaggistico.

Ci chiediamo inoltre: e se il PGT fosse stato cambiato prima dell’asta? Magari questo nuovo assetto avrebbe invogliato altri investitori. Invece l’area è stata acquisita quando era sottoposta alle regole del PGT che prevede otto piani fuori terra. E le regole sono uguali per tutti, valgono allo stesso modo che sia un imprenditore o un imprenditore e figura politica locale.

Questa storia non sottolinea solo in modo evidente il quasi banale conflitto di interesse ma denota una profonda contraddizione tra quello che dovrebbe essere l’impegno di un politico (e cioè mettere l’interesse della comunità al primo posto) e i meri interessi economici di un imprenditore. Di fronte a una situazione del genere i cittadini potrebbero legittimamente nutrire dubbi sulle motivazioni alla base dell’impegno di chi decide di fare politica e perdere conseguentemente la fiducia in essa.

Colombo ha già annunciato che non presenzierà la discussione in consiglio quando si voterà il punto sul cambiamento del PGT ma questo è solo fumo negli occhi: la sua assenza di pochi minuti in consiglio comunale non può cancellare gli anni passati alle leve di comando e con libero accesso a documentazione e funzionari. Il conflitto di interesse è una questione articolata che si crea nel tempo, non solo durante l’atto finale della votazione in consiglio.