Moschea: finalmente un po’ di chiarezza

Siamo molto soddisfatti che, grazie alla nostra Interpellanza, il Consiglio Comunale abbia affrontato l’argomento “luogo di culto islamico” in una modalità pacata e con dati alla mano.

Come Simone Danzo ha sottolineato nel presentare le nostre domande, infatti, Sesto 2030 desidera discostarsi da discussioni di principio oramai poco utili – e seguire invece un approccio pragmatico, basato su dati reali.

“Il nostro intento è quello di dare contezza alla cittadinanza di dati reali; non di perorare la causa della comunità islamica né di commentare l’operato dell’amministrazione su questo argomento, seppur per noi fallimentare”, questo quanto asserisce il nostro capogruppo.


Tante le domande, ma non così tante le risposte esaustive.

Gli unici dati effettivamente recuperati sono stati i numeri degli iscritti all’Associazione Islamica, il costo che la cittadinanza sosterrà per l’assegnazione del luogo di culto (4.800 euro) e una stima sulle tempistiche della necessaria variante al PGT: 8/9 mesi.

I costi dell’eventuale acquisto dell’area e dell’eventuale costruzione sono ovviamente a carico dell’associazione islamica.

“Tutto il resto è noia” diceva qualcuno…. per noi: tutto il resto ci è sembrato solo libera interpretazione di quello che potrà avvenire, mentre noi avevamo chiesto dati certi.

Quando l’associazione islamica fece la domanda per un luogo di culto inizialmente, si trattava di una comunità che due anni dopo contava 81 iscritti, mentre attualmente sono arrivati a 319. Su tale incremento l’Amministrazione stessa ha espresso delle perplessità durante le cause legali e se consideriamo che oggi l’associazione comprende persone all’estero e di paesi abbastanza distanti da Sesto Calende, anche per noi questo dato è poco rappresentativo della comunità sestese. 

Potete vedere la tabella completa dei dati noti qui sotto. I Sestesi sono 73.

Ci permettiamo, con tali dati alla mano, di fare alcune considerazioni.

Nel 2013, l’Associazione contava iscritti di Sesto Calende e territori limitrofi lombardi (Golasecca, Ispra, Somma, Travedona, Vergiate) e della zona attorno a Castelletto Ticino (Veruno, Borgo Ticino, Dormelletto, Pombia). Dati che, quindi, sembrano effettivamente rappresentare la comunità del territorio di allora che chiese un luogo di culto per sé stessa (ossia per 81 iscritti – più altri membri familiari, si immagina).

Il percorso intrapreso dall’Amministrazione, che deve riconosce oggi il luogo di culto all’Associazione Islamica, si trova, invece con una composizione maggiore di numero e molto variegata. Ci pare poco probabile che da Como, o da Novara, o Bollate, possano venire fedeli a Sesto Calende; gli iscritti, cioè, non sembrano più rappresentativi del bacino di utenza effettivo.

Inoltre, a Castelletto Ticino (come anche a Borgomanero), oramai le comunità sono ben insediate e ci risulta che i fedeli di quelle zone, continueranno a pregare in quei luoghi di culto e che quindi non hanno intenzione di spostarsi a Sesto Calende.

Ecco perchè ci siamo permessi di evidenziare gli iscritti che, per provenienza geografica, è più plausibile siano quelli realmente interessati al luogo di culto a Sesto Calende (residenti in Lombardia, nel raggio di 20 km). Quello che risulta da questa operazione è un numero pari a 150 persone circa, dato che, a nostro avviso, è molto più rappresentativo del bacino di utenza rispetto ai 319 iscritti.

Fatto salvo che sia indiscusso che non si possa negare l’accesso a nessuno, non capiamo perchè il Sindaco intenda partire dal presupposto di dover garantire la compresenza a tutti i 319 iscritti, quando è evidente che tale ipotesi non sia realistica. Se non vi sono vincoli legislativi, a nostro avviso bisogna capire le reali necessità del territorio e rispondere a quelle.

Il Sindaco ha poi elencato, oltre ad indicazioni di legge legati al rapporto tra superficie della struttura e parcheggi, altri elementi che indirizzerà a prendere in considerazione per valutare le dimensioni degli edifici: la futura crescita dell’associazione nei prossimi anni, le nuove indicazioni relative al distanziamento per il covid 19 e il potere attrattivo che tale luogo potrà esercitare, per non sottostimare gli spazi. Vorremmo meglio comprendere tutta questa smania di ingrandire, da parte di una Giunta che ha basato il proprio programma elettorale precedente sulla contrarietà ad un luogo di culto islamico a Sesto Calende.

Diamo il merito al Sindaco, invece, di aver fatto chiarezza sulla terminologia. Nei discorsi sui social sestesi si è diffusa la prassi di chiamare “moschea” un grande edificio (con minareto annesso magari, come aveva suggerito nello scorso consiglio il capogruppo Colombo) e “luogo di culto” una sala per pregare o un centro con dimensioni ridotte. 

Il Sindaco ha invece chiarito che la sua posizione, condivisa dalla maggioranza, si rifà ad esperti del tema che definiscono “moschea” qualsiasi luogo di culto islamico, che è anche luogo di ritrovo per la comunità e punto di riferimento per interloquire ed in cui si possono svolgere anche altre attività come scuole di arabo, dibattiti, ecc… Questo ci suggerisce che anche nei proclami del capogruppo Colombo, nonostante le immagini, il termine “moschea” è utilizzato per parlare di un generico luogo di culto. Ringraziamo il Sindaco di averlo chiarito, perchè come lui stesso ha notato, sui social sestesi i termini hanno provocato parecchi equivoci.

Ci sono altri equivoci da sfatare, come quello in merito alle dimensioni dell’area, in quanto al momento non sono state fatte stime, così come non sono state identificate aree idonee. 

Anche se facciamo un po’ fatica a credere al fatto che non siano state individuate alcune aree potenziali, ci tranquillizza, invece, la risposta in merito alle problematiche urbanistiche, che il Sindaco ha sottolineato che si potranno evidenziare soltanto quando saranno identificate delle aree precise. Questo ci pare assolutamente più sensato e concreto di altre dichiarazioni apparse sui giornali in precedenza.

Infine, ci teniamo a chiarire che l’interpretazione data in consiglio in merito alla nostra richiesta di un percorso per creare dialogo non è assolutamente corretta e dimostra, più che altro, di non essere avvezzi al confronto o di non aver sufficiente apertura mentale per capire la proposta. Creare le condizioni affinché si realizzi un incontro in cui le parti possano dialogare non è “pilotare” ma aiutare a focalizzare i problemi per trattarli ad uno ad uno

Vero è che non è assolutamente un obbligo per l’Amministrazione crearlo e che non è neppure l’unico ente a poterlo fare. 

Siamo molto d’accordo, pertanto, sul fatto che sia necessario un percorso culturale dell’intera  popolazione. Ci sembra che questo processo sia già in atto, in modo naturale, nelle nostre scuole e sui posti di lavoro ma non ancora nelle piazze, nei bar e nel dibattito. Forse iniziare ad avere un’informazione corretta può essere un passo avanti in questa direzione.

Noi lo speriamo vivamente.


Iscritti Associazione Islamica Ticinese