Segnali di fumo

In tanti probabilmente lo sentiamo già respirando: ricorda un po’ la sensazione prima di un temporale, capiamo che è proprio nell’aria ad esserci qualcosa  di diverso respirandola. Le abbiamo viste sempre più spesso negli ultimi anni e non sono mancate anche nei giorni scorsi. Colonne di fumo.

Per tutti, sono il segnale che qualcosa non va:  qualcosa sta bruciando. Dopo settimane, anzi mesi, senza una goccia d’acqua dal cielo, allora tutto brucia più facilmente. In questi giorni, è stato purtroppo il turno di una attività di San Giorgio, che si occupa anche di smaltimento di materiale organico: un altro esempio di come la siccità si rifletta in un problema per la società, per il lavoro, per tutta la comunità.

Abbiamo la fortuna di essere circondati dai boschi, che sono anche il lavoro di molti nostro concittadini: preoccuparci e capire è fondamentale. Il problema è sempre più ampio, sempre più grave, sul quale l’ambiente scientifico sta lavorando ormai da anni e la risposta sembra ormai chiara. Esiste un legame tra crisi climatica ed incendi boschivi anche nel nostro paese: Green Peace e SISEF hanno redatto un report che parla proprio di questo (lettura consigliatissima). 

La Commissione Europea è al lavoro e proprio di recente ha pubblicato i nuovi orientamenti “per migliorare la comprensione della prevenzione terrestre degli incendi boschivi e promuovere risposte efficaci” e anche l’European Green Deal ha annunciato una nuova strategia forestale per il 2021. L’argomento è davvero al centro delle attenzioni e del lavoro di molti e la conferma è che anche Nature ha di recente pubblicato un articolo in cui parla specificamente di come il cambiamento climatico aumenti la vulnerabilità delle foreste europee.

Le cause antropogeniche (cioè, di origine umana) che portano agli incendi sono reali e sempre più misurabili: il riscaldamento globale prodotto dall’uomo (principalmente legato al drastico aumento di CO2 rilasciato in atmosfera dalle attività umane) sta incrementando l’evaporazione nell’atmosfera, togliendo acqua alla terra e alla vegetazione, rendendo i boschi più fragili.

La cosa su cui riflettiamo è che  da qualche tempo è che negli ultimi anni tutto ciò stia diventando una realtà cui tutti, dagli esperti ai meno interessati, riconoscono un problema: gli eventi meteorologici  son sempre meno prevedibili e sempre più estremi, le siccità invernali (ed estive) in pochi anni sono diventate quasi una normalità e sono sempre più intense, i terreni seccano ovunque (specialmente quelli delle nostre zone, molto argillosi) e la minima disattenzione, come il banale mozzicone di sigaretta, può sfociare in una piccola catastrofe, specialmente quando si alza un minimo di vento come in questi giorni.

Scongiurare la catastrofe climatica è qualcosa su cui tutti dobbiamo riflettere e su cui è fondamentale l’impegno di ogni cittadino. Tutti possiamo fare la nostra parte, partendo da un concetto semplice ma importantissimo: ridurre il proprio impatto ambientale in ogni modo, tenendo sempre fisso davanti a noi l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra (sia localmente che globalmente).

Un passaggio del documento sopracitato della C.E. ci ha colpito in particolare, perché parla di qualcosa in cui crediamo fermamente: «Le foreste sono necessarie per la biodiversità, la regolazione del clima e dell’acqua, l’approvvigionamento di cibo, medicinali e materiali, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, la stabilità del suolo e la depurazione dell’aria e dell’acqua. Vanno protette, ripristinate e gestite in modo sostenibile, poiché sono fondamentali per le nostre vite e la nostra sussistenza». Per le nostre vite e la nostra sussistenza: difficile trovare cose più importanti.